MONDOVÌ, Chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Cenni Storici

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo si affaccia su una delle piazze più caratteristiche di Mondovì Breo, dove si incontrano le antiche Contrà Longa e Contrà Larga: un piccolo salotto raccolto, circondato da bei palazzi le cui facciate sono decorate da antiche meridiane e busti in marmo. La chiesa fu costruita nella seconda metà del XV secolo, per servire il rione di Breo, sempre più popoloso. Sorge a ridosso del colle, in una posizione rialzata rispetto all’abitato, incassata tra le case che le fanno da corona, ma la costringono in uno spazio angusto. Molti documenti parlano di un forno adiacente alla chiesa che inondava la piazza di un profumo fragrante, ma anche di fumo, tanto da scatenare continue lamentele.


Esterno

Sul sagrato della chiesa spicca la caratteristica fontana del delfino, scolpita dallo scultore Giulio Avagnina nel 1988, in sostituzione di un esemplare ottocentesco. La facciata della chiesa aveva in origine un semplice paramento in mattoni ed era preceduta da un prato e una scaletta. Oggi è raccordata alla piazza da una sinuosa scalinata, realizzata a partire dal 1780 dal marmoraro Giuseppe Quadròne, ma completata solamente nel XX secolo dal monregalese Pietro Manzo. Come ricorda una lapide, su questa scalinata sostò, nel 1809, papa Pio VII in transito a Mondovì prigioniero di Napoleone. Nella parte superiore della facciata si apriva una finestra, murata nel 1900 e coperta dall’affresco con La caduta di Simon Mago, dipinto da Luigi Morgàri. Un’altra particolarità di questa chiesa è la presenza dell’automa del Moro, collocato sulla sommità della facciata a fine Settecento, che richiama i moregalesi battendo le ore, affacciandosi dal suo elegante baldacchino.


Interno

La posizione all’interno del fitto tessuto urbano è stata determinante nello sviluppo dell’edificio: la chiesa quattrocentesca aveva tre navate più brevi di quelle attuali che terminavano con absidi rettilinee; era priva di transetto e presentava piccoli pilastri, poi inglobati nell’ampiamento settecentesco. Questa struttura primitiva si percepisce ancora chiaramente nella scansione dello spazio interno.


L’Ampliamento Settecentesco

Nel XVIII secolo si decise di ampliare la chiesa, trasformando il suo aspetto secondo i canoni dell’epoca: il progetto fu affidato all’architetto monregalese Francesco Gallo, uno dei protagonisti dell’arte piemontese di questo periodo. Egli impostò l’ampliamento sulla costruzione di due grandi cappelle laterali, leggermente rialzate e terminanti con absidi ellittiche. Per avviare in cantiere, che durò fino al 1755, fu necessario acquistare alcune case addossate alla chiesa e modificare la strada che correva lungo il lato sinistro. L’interno restava piuttosto buio, ma il problema fu risolto nel 1755 da Bernardo Antonio Vittòne che collocò una splendida cupola ottagonale all’incrocio dei bracci: la struttura leggera earditaè caratterizzata profili mossi e da molte aperture che consentono alla luce di inondare l’intera chiesa. Si dice che il Vittòneabbia fatto pervenire il disegno del progetto senza nemmeno recarsi a Mondovì, che ben conosceva per avervi condotto altri importanti lavori, e pare che il cantiere sia durato appena tre mesi.


Arredo e Decorazione

L’interno della chiesa presenta una bella decorazione pittorica e pregevoli esempi di scultura. Particolarmente interessanti sono i busti ritratto del parroco don Giovanni Gazzano e del benefattore don Marco Antonio Bruno – rispettivamente del 1643 e del 1631 – collocati lungo la navata centrale. Di poco più tardi sono le due statue pienamente barocche collocate nel coro e raffiguranti San Filippo Neri e San Francesco di Sales. Al Settecento appartengono invece il bel crocifisso dell’altar maggiore e la ariosa statua del Cristo Risorto, entrambi da ricondurre all’ambito di Carlo Giuseppe Plura. Allo scultore Antonio Roasio, molto apprezzato nell’Ottocento, si deve buona parte dell’apparato ligneo della chiesa: la Deposizione, la Sant’Anna con Maria bambina, la Gloria di San Luigi Gonzaga e la Santa Elisabetta. Degne di nota sono le due tele collocate lungo le navate laterali: la Madonna con il Bambino con i Santi Pietro e Paolo, del genovese Giovanni Raffaele Badaracco e la seicentesca Strage degli Innocenti, attribuita ad Antonio Mariani detto il Della Còrnia. La decorazione pittorica della chiesa risale all’Ottocento inoltrato: Luigi Morgàriaffrescò infatti il catino absidale con i santi titolari, la cupola con San Giuseppe e la cappella dell’Addolorata mentre Giovanni Borgna dipinse l’immagine dell’Assunta.


CREDITS

Regia: Paolo Ansaldi
Post-Produzione: VDEA Produzioni
Traduzioni: Europa 92
Copywriter e ricerca: Laura Marino


FINANZIAMENTI

 
ROTARY CLUB Mondovì


RINGRAZIAMENTI

Alessandro Bracco