CUNEO, Museo Diocesano San Sebastiano
La contrada
Il museo Diocesano San Sebastiano fa parte di uno degli scorci più pittoreschi della città: Contrada Mondovì. La contrada, da tempo isola pedonale, conserva ancora testimonianze tipiche del tessuto urbano medievale, come le scale a chiocciola, i loggiati e i portici, oggi animati da botteghe, laboratori artigiani e golose vetrine di delizie. Nel tempo, la contrada ebbe diversi nomi: ruàta Bovìsii (perché conduceva verso Boves, alle pendici della Bisalta) o contrada degli Ebrei, a testimonianza della presenza del ghetto. L’insediamento della comunità ebraica a Cuneo è documentato già intorno alla metà del Quattrocento. Il ghetto si ingrandì poi andando ad occupare l’intero isolato tra contrada Mondovì, via Alba e via Chiusa Pesio; l’ingresso è ancor oggi segnalato dal portale a grandi conci di pietra posto al n. 24. Alla presenza della comunità ebraica si lega la sinagoga: essa non fu visibile all’esterno fino al XIX secolo. La facciata sulla contrada fu realizzata su progetto del geometra Sergio Isoardi nel 1884; l’iscrizione che corre in alto deriva dal libro dell’Esodo e recita «Mi farete un santuario e abiterò in mezzo a voi».
Il museo
A partire dal 2000, l’intero isolato che circonda la chiesa di San Sebastiano è stato sottoposto a un intensivo lavoro di restauro che ha portato, nel settembre 2012, all’apertura del Museo Diocesano. Il museo espone prevalentemente opere di proprietà della Confraternita e attraverso video e animazioni racconta la storia della città e del territorio, a partire dall’evangelizzazione ad opera di san Dalmazzo (III secolo d.C.) fino ai giorni nostri. L’allestimento è ospitato all’interno dei locali della Confraternita con passaggi negli ambienti storici come la polveriera e la sala del consiglio. Suggestivi affacci sulla chiesa permettono di godere di scorci unici e inaspettati con gli occhi del visitatore. Il museo si sta attrezzando per diventare nei prossimi anni il centro visita del sistema culturale diocesano, articolato in numerose sacrestie aperte e siti disseminati su tutto il territorio.
San Giacomo e i pellegrinaggi
In origine, in questa parte dell’altipiano, sorgevano un ospedale e una cappella dedicata a San Giacomo Maggiore: qui si prestavano cure e assistenza ai pellegrini in transito verso santuari e luoghi di fede. Il pellegrinaggio era una pratica abituale nel medioevo: i fedeli si mettevano in viaggio verso luoghi di devozione importanti come le tombe degli apostoli o i santuari che custodivano reliquie dei martiri. Le mete principali erano Santiago di Compostela, Roma e il Santo Sepolcro, come illustra la grande mappa sul pavimento della sala. Si intraprendevano anche viaggi più brevi verso i santuari locali, per chiedere una grazia o esprimere riconoscenza, come ricordano i numerosi ex voto esposti provenienti da Madonna della Riva. L’abbigliamento era povero, come poveri erano i pellegrini: un cappello a falda larga per ripararsi da sole e pioggia; un saio con mantello; una bisaccia. Il lungo e robusto bastone aveva un gancio per appendere la zucca vuota, usata come una borraccia per l’acqua. In genere i pellegrini raccoglievano le conchiglie sull’Oceano Atlantico, come segno dell’avvenuto pellegrinaggio.
San Sebastiano e le pestilenze
Nel Cinquecento l’antica confraternita di San Giacomo si fonde con quella di San Sebastiano, protettore contro la peste. Questa è stata una delle malattie più temute nella storia dell’uomo e anche a Cuneo l’impatto fu devastante. I confratelli accudivano e curavano gli appestati, ma spesso contraevano essi stessi il morbo. La città si affidò a San Sebastiano per chiedere protezione, come racconta la tela con la processione delle confraternite, in cui l’intera comunità si staglia contro il profilo della città ancora cinta dalle mura. Sulla parete opposta una serie di tele seicentesche, commissionate dalle famiglie appartenenti alla confraternita, racconta la vita del santo.
La Madonna del Carmine
Tra Sei e Settecento, con la grande stagione del Barocco, crebbe il culto verso la Madonna del Carmine, ancora oggi celebrato in una solenne processione nel mese di luglio. In città sono anche gli anni della grande opera delle confraternite sempre attente alle necessità sociali; tre sono state le più importanti: San Sebastiano, Santa Croce e San Giovanni. I confratelli indossavano un saio con cappuccio che nascondeva il volto, per evitare distinzioni tra i membri e per garantire che la carità fosse davvero gratuita e anonima come richiede il Vangelo. Nella nostra zona i confratelli di Santa Croce iniziarono ad occuparsi degli ammalati, quelli di San Giovanni dei carcerati e dei condannati a morte, quelli di San Sebastiano degli infettivi. L’arte di questo periodo è particolarmente toccante e spettacolare, come testimoniano i teleri con le storie della Passione o la bella Madonna Addolorata, vestita con un abito nero in pizzo e paillettes.
L’Ottocento
Il mondo delle confraternite e della religione vacilla e si riplasma nell’Ottocento, quando la bufera napoleonica segna il rinnovamento di tutta la società. Le chiese degli ordini religiosi vengono saccheggiate e molte opere d’arte prendono strade tortuose: è il caso delle due imponenti tele di Jean Claret oggi in museo, provenienti dalla splendida Certosa di Pesio. Anche Cuneo cambia volto, con l’abbattimento delle mura e l’ampliamento verso sud, qui testimoniato dalle riproduzioni dei piani regolatori di epoca francese e dal plastico in bronzo. Il passaggio di Pio VII segna la costituzione della Diocesi di Cuneo: il 12 agosto 1809 il papa arriva in città, prigioniero dei soldati di Napoleone. Il ruolo amministrativo di rilievo assunto dal capoluogo e l’intervento di cuneesi illustri come Giuseppe Barbaroux portano alla bolla emanata il 17 luglio del 1817 che proclama la nascita della Diocesi, un evento atteso da molti secoli. Il viaggio del papa prigioniero è narrato da una notevole serie di incisioni, accompagnata da alcuni cimeli che ricordano il passaggio del pontefice in città; in questa sala sono anche esposti i ritratti di tutti i vescovi che si sono succeduti sulla cattedra episcopale fino ad oggi.
CREDITS
Regia: Paolo Ansaldi
Post-Produzione: VDEA Produzioni
Traduzioni: Europa 92
Copywriter e ricerca: Laura Marino
FINANZIAMENTI
ROTARY CLUB Cuneo 1925