MONTICELLO D’ALBA, Cappella San Ponzio

Introduzione

A poco più di un chilometro dal centro storico dell’attuale Monticello, in posizione dominante sulla pianura si trova la Cappella San Ponzio. Prima dell’anno mille, il paese la circondava ed essa, molto più ampia di ciò che resta oggi, era la parrocchiale. Intorno al XII secolo, a seguito delle continue incursioni barbariche, la popolazione si trasferì ai piedi del castello e l’area, pur rimanendo presidiata dai monaci, fu destinata a cimitero. L’edificio subì numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli; il più consistente ne accorciò di molto l’estensione, addossando al corpo antico una nuova facciata. Sui lati dell’edificio però sono ancora visibili tratti di muratura che alternano con eleganza regolari corsi di mattoni a corsi di ciottoli di fiume disposti a spina di pesce, probabilmente risalenti ad una fase di fine X secolo.


La Crocifissione

All’interno della cappella si possono ammirare gli affreschi più antichi del territorio Albese. In posizione centrale si trova la crocifissione, dipinta nel XIV secolo da un artista influenzato dal gotico lombardo. La scena è essenziale e i personaggi colpiscono per la compostezza con cui affrontano il dolore e l’eleganza dei gesti. Nell’affresco le tre figure, statiche, quasi pietrificate, sono rese con prevalenza di colori freddi, anche per gli incarnati: la Madonna piange sconsolata, ma silenziosa con le mani in preghiera. Anche il dolore di San Giovanni è palese e si sostiene il capo con un’espressione affranta in viso. L’altare sottostante è frutto di un restauro recente, come indica l’iscrizione sul lato destro.


L’affresco di San Ponzio

Il San Ponzio, a destra dell’altare, è il dedicatario della cappella. Si tratta di San Ponzio di Cartagine, morto dopo il 260 d.C. e discepolo di San Cipriano. L’affresco è databile tra fine X e inizio XI secolo e, nonostante un utilizzo ridotto della tavolozza di colori, mostra nella fascia superiore una buona capacità decorativa. Il santo è raffigurato con la carnagione scura, nell’atto di mostrare un’ostia consacrata e un libro chiuso; indossa un ricco piviale rosso bordato d’oro. Accanto a lui, sulla sinistra, si scorge la figurina di un monaco con la lettera “B” che è stata identificata con San Benedetto. Questo testimonia come proprio i monaci benedettini furono tra i primi artefici della rinascita di molte terre nella valle del Tanaro e nel Roero negli ultimi decenni del X secolo.


L’affresco di Sant'Egilio

Un altro affresco riconducibile alla prima metà del XI secolo è collocato a sinistra dell’altare. Si vede la figura di un santo le cui iniziali (AL LO) fanno ritenere essere Eligio. Considerato protettore di fabbri, orologiai e maniscalchi, è qui rappresentato con gli usuali strumenti di lavoro di queste categorie: martelletto, scatoletta per chiodi, ferro di cavallo. Sempre sulla medesima parte di parete troviamo quel che resta di una Madonna con Bambino, ormai piuttosto evanescente.


CREDITS

Regia: Paolo Ansaldi
Post-Produzione: VDEA Produzioni
Traduzioni: Europa 92
Copywriter e ricerca: Laura Marino


FINANZIAMENTI

 
ROTARY CLUB Canale Roero


RINGRAZIAMENTI

Gianpiero Artusio