FOSSANO, Cattedrale di San Giovenale

Le origini

La Cattedrale sorge nel luogo in cui gli abitanti di Romanisio, dopo il loro trasferimento a Fossano, avevano eretto una propria chiesa intitolata a Santa Maria di Piazza. Nel 1279, con la traslazione delle reliquie di San Giovenale, la chiesa prese il nome di Santa Maria e San Giovenale. Grazie all’intervento del prevosto Oddino Barotto, poi sepolto nel coro della chiesa, l’edificio fu ingrandito alla fine del XIV secolo. A questo momento risale anche l’imponente campanile, terminato intorno al 1420. La struttura fu poi modificata per intervento di Giovenale Boetto nel 1666, con l’aggiunta della bella cella campanaria ottagonale.


La nuova cattedrale

Nel 1778 si iniziò a smantellare la vecchia cattedrale, per procedere alla costruzione della nuova chiesa. L’architetto incaricato fu Mario Ludovico Quarini, che presentò un raffinato progetto attento alle novità neoclassiche proprie di quegli anni. Nel settembre 1791 i Fossanesi potevano partecipare alla solenne consacrazione della nuova cattedrale. Esternamente la chiesa presenta un’imponente facciata di stampo neoclassico, realizzata in mattoni a vista. Conferiscono grandiosità le quattro colonne di ordine gigante con capitello composito, poste su un alto zoccolo. Il duomo si affaccia sulla via centrale della città e fronteggia il palazzo comunale.


L’interno

L’interno è a tre navate con cappelle laterali. Quello che vediamo oggi è in buona parte il risultato di un’ampia operazione di riarredo, che dal 1862 al 1866 modificò completamente l’immagine interna della chiesa. Al disegno di Quarini vennero a sovrapporsi dorature, pitture, finti marmi, cornici, fregi e decorazioni a stucco. A questo periodo risalgono anche gli affreschi delle volte, dipinti da Paolo Emilio Morgari, Luigi Hartman e Davide Ortori. La decorazione pittorica ottocentesca presenta un’alternanza di temi biblici, del Nuovo Testamento e della devozione mariana. Negli spicchi della cupola, Hartman e Ortori realizzarono le Beatitudini e nei pennacchi gli Evangelisti. Tra gli elementi recuperati dalla chiesa precedente, meritano un cenno il pregevole fonte battesimale, donato nel 1548 dal prevosto Guido Noceto, e l’acquasantiera del 1643.


Il presbiterio

L’altar maggiore, in marmi policromi, fu commissionato dal vescovo Cristoforo Baratà nel 1727, ma venne modificato con linee neoclassiche nel 1789 da Giuseppe Quadrone, per adattarlo alle maggiori dimensioni dell’edificio. L’adeguamento che ha interessato l’intera chiesa ha collocato nel presbiterio nuovi poli liturgici in linea con le direttive postconciliari. La grande tela ovale sulla parete di fondo raffigura San Giovenale e il beato Oddino Barotto che implorano la Vergine a protezione della città ed è del pittore Giuseppe Rossetti.


Le cappelle

Le sei cappelle che si aprono lungo le navate laterali presentano l’impianto classicista di Quarini, con altari in marmi policromi. Lungo la navata sinistra si vedano la cappella dedicata al beato Oddino Barotto, con l’altare marmoreo di Bernardo Vittone, e quella del beato Giovanni Giovenale Ancina. Sul lato opposto la cappella del Sacro Cuore e quella di San Michele Arcangelo, entrambe decorate da tele del 1793, opere di Rocco Comaneddi. Nel transetto sono collocate i due monumentali altari dedicati al Corpus Domini e a San Giovenale. Il primo presenta la tela con la Cena in Emmaus realizzata da Luigi Pedrazzi nel 1831. Di fronte, la grande pala che raffigura San Giovenale che libera Narni venne dipinta nel 1837 dal torinese Giovanni Battista Biscarra. Sull’altare è l’urna delle reliquie di San Giovenale, proveniente dalla chiesa precedente. Davanti a questa cappella è accesa una lampada votiva, offerta dalla città nel 1837 in ringraziamento per la protezione dall’epidemia di colera.


Le sacrestie

Ornate da pregevoli boiserie in legno, le sacrestie ospitano il blasonario dei canonici e opere di ottima fattura, come l’apostolato di scuola caravaggesca. Si tratta di arredi provenienti dal vecchio duomo, come le tele con i miracoli di San Giovenale. Intorno alla metà del XVII secolo, il canonico Giovanni Negro aveva promosso il rinnovamento del coro e della cappella dedicata al santo: i lavori erano stati affidati a Giovenale Boetto e la decorazione al pittore fiammingo Giovanni Claret. Il ciclo narrava i miracoli e gli episodi salienti della vita del santo. Nelle sacrestie si conservano ancora le tele di questa campagna decorativa, mentre gli affreschi vennero distrutti durante l’abbattimento del vecchio duomo, nel 1778. La sacrestia custodisce anche un'altra tela di Claret: l’Ultima cena dipinta nel 1644 per la cappella del Santissimo Sacramento.


Il capo reliquiario di San Giovenale

Il capo reliquiario di San Giovenale è uno degli esempi migliori di oreficeria tardogotica piemontese. La grande intensità del volto e il trattamento delle superfici rendono l’opera estremamente reale e affascinante. Vero capolavoro è la mitria, decorata da fasce traforate e placchette smaltate; le finte pietre preziose sono un’aggiunta che ha in parte falsato il suo aspetto. Fu realizzato dall’orafo Severino Dorerio nel 1417, su commissione di Ludovico d’Acaja, come testimoniano anche gli stemmi presenti sul basamento. Il reliquiario è visibile esclusivamente durante i solenni festeggiamenti per il santo patrono, che si celebrano la prima domenica di maggio.


CREDITS

Regia: Paolo Ansaldi
Post-Produzione: VDEA Produzioni
Traduzioni: Europa 92
Copywriter e ricerca: Laura Marino
Crediti fotografici: Progetti di Mario Ludovico Quarini – foto Fondazione CRF


FINANZIAMENTI

 
ROTARY CLUB Cuneo 1925

 
FONDAZIONE CRF


RINGRAZIAMENTI

Don Piero Ricciardi, Mario Basso, Riccardo Ravaschio, Giorgio Cagliero