CUNEO, Complesso monumentale di San Francesco

Il complesso monumentale di San Francesco

Il museo civico di Cuneo è ospitato all’interno del complesso monumentale di San Francesco, sicuramente l’edificio medievale più importante della città. Questo quartiere era uno dei più antichi della città e ospitava una chiesa dedicata al santo di Assisi già alla fine del Duecento. Nel XIV secolo venne costruita una chiesa più grande dotata di chiostro, poi ulteriormente ingrandita nel secolo successivo. Le famiglie nobili, le corporazioni, il comune avevano il proprio altare all’interno di questo edificio e si adoperavano per decorarlo e averne cura. Molti erano gli illustri rappresentanti della città qui sepolti, le cui lapidi costellano il pavimento della chiesa. All’interno di questo spazio non si tenevano solamente cerimonie religiose, ma si firmavano accordi politici o ci si riuniva per riunioni di carattere pubblico. Con la soppressione degli ordini religiosi per volere di Napoleone, nel 1802, la chiesa fu chiusa al culto e completamente privata di ogni bene. Dopo alterne vicende passò alla proprietà comunale che negli anni Ottanta decise di allestire al suo interno il Museo Civico. Lo spazio della chiesa è destinato ad importanti mostre, concerti ed eventi culturali.


Chiesa e chiostro

La facciata della chiesa è caratterizzata da un imponente portale in pietra scolpito – secondo l’iscrizione in caratteri gotici – nel 1481. L'interno dell'edificio è diviso in tre navate da possenti pilastri che un tempo erano affrescati. Lungo la navata sinistra è stata lasciata a vista una parte dello scavo archeologico che si può osservare grazie al percorso a passerella in vetro: sono ben visibili i resti della chiesa più antica e il punto di giunzione quella attuale. Le volte delle navate mostrano ciò che resta della decorazione quattrocentesca: elementi geometrici, ma anche santi particolarmente amati, Dottori della chiesa e Storie della Passione. Molte di queste campagne si devono alla bottega dei Pocapaglia che qui lavorò per quasi tutto il secolo: sui ponteggi si alternarono diversi maestri, tra cui Antonio e Pietro, conosciuto con l’appellativo “da Saluzzo”. Lungo la navata destra possiamo osservare il rimaneggiamento in chiave moderna della chiesa: la cosiddetta “addizione barocca” portò infatti all’apertura di cappelle con decorazioni in stucco, architetture in trompe l’oeil e ricchi corredi di tele dipinte. Gli affreschi più antichi si trovavano però lungo il perimetro del chiostro trecentesco e furono scoperti negli anni Ottanta, durante i primi lavori di restauro del complesso. Parzialmente nascosto da una parete è dipinto un bel San Cristoforo, ma l’immagine più conosciuta è certamente la Madonna con Bambino con i santi Francesco e Elisabetta e donatori, oggi esposta nei locali di ingresso alle collezioni. Il chiostro attuale è seicentesco e mostra lunette affrescate con le storie del santo a cui è dedicata la chiesa.


La preistoria

Il percorso archeologico inizia con la sala della preistoria, dedicata a Livio Mano. Fin da qui è possibile interagire con nuovi strumenti tecnologici che permettono di approfondire le tematiche trattate. I reperti sono esposti in ordine cronologico, a partire dal paleolitico. Una grande vetrina è dedicata ai ritrovamenti di Ursus spaeleus o “orso delle caverne”, abitante di molte grotte delle nostre montagne ed estinto durante l’ultima glaciazione. In particolare, si può osservare il cranio di un esemplare ritrovato alle grotte del Bandito di Roaschia, datato tra 80.000 e 40.000 anni fa. Il percorso mostra numerosi manufatti neolitici dei ripari in grotta di Aisone in valle Stura, dove alcuni gruppi umani diedero vita a un insediamento stagionale: sono vasi, frammenti di macine e strumenti in pietra per lavorare le pelli. Dell’età del Bronzo abbiamo armi – come la spada proveniente da Borgo San Dalmazzo – e un’urna cineraria contenente i resti di un bambino. All’età del Ferro appartiene invece il corredo di armille e fibule proveniente da Pontechianale. Nella sala sono esposti anche i calchi delle incisioni rupestri del Monte Bego, realizzati nel Novecento. Tra essi compare anche quello del “Capo Tribù”, una delle raffigurazioni preistoriche più conosciute il cui originale è esposto al Museo delle Meraviglie di Tenda.


La romanità

La sezione dedicata alla romanità espone reperti provenienti da tre diversi siti archeologici, emersi lungo il tracciato autostradale Asti – Cuneo. In particolare, nel territorio di Castelletto Stura è stata individuata una risorgiva naturale che doveva essere considerata sacra già in età preromana. L'acqua, fonte di vita, è connessa alla fertilità umana, dei campi e del bestiame: a testimonianza della frequentazione dei devoti restano circa 200 lucerne in terracotta, più di 170 monete, resti di sacrifici o pasti rituali consumati presso la risorgiva. Le necropoli di Montanera e Cascina Bombonina hanno invece restituito numerose tombe a cremazione databili tra il I e il II secolo dopo Cristo. Molte di esse contengono oggetti personali del defunto ed elementi di corredo: vasellame ceramico, balsamari in vetro, ma anche monili in argento, oggetti per la cosmesi e la toeletta come specchi, tavolette per il trucco, pinzette per le sopracciglia.


L’età longobarda

Da qualche anno il Museo civico di Cuneo si è arricchito di una sezione di grande importanza, quella dedicata ai Longobardi. Il salone al primo piano ospita infatti una selezione dei ritrovamenti avvenuti nella grande necropoli scoperta in frazione Ceriolo di Sant’Albano Stura a partire dal 2009. Si tratta di un'eccezione nel panorama italiano per estensione e quantità di tombe indagate: ben 842. La necropoli, collocata sul terrazzo fluviale dello Stura, presenta fosse disposte con ordine su lunghe file parallele con orientamento nord – sud. L’acidità del terreno ha portato alla scomparsa degli scheletri, ma si sono conservati numerosi corredi che documentano l'utilizzo del cimitero tra VII e VIII secolo dopo Cristo. Gli oggetti giunti fino a noi parlano di un popolo amante del bello e grande conoscitore delle tecniche della lavorazione dei metalli: raffinate guarnizioni di cintura in ferro ageminato, armi e splendidi gioielli cattureranno certamente la vostra attenzione per la loro modernità ed eleganza. Agli oggetti esposti si affiancano riproduzioni tridimensionali, pannelli esplicativi e video che permettono di comprendere a pieno ogni aspetto della necropoli.


Etnografia e arte sacra

Proseguendo lungo il percorso al primo piano, ci si addentra nella storia più recente della città e del territorio. La sezione di arte sacra ospita diverse tavole cinquecentesche attribuite a Defendente Ferrari e alla sua bottega, provenienti da polittici smembrati. Di grande impatto è la saletta che espone numerosi ex voto e la scultura lignea della Madonna con Bambino databile al XV secolo; le opere provengono dal Santuario della Madonna degli Angeli e ripropongono un piccolo spazio di devozione. Tra i luoghi più amati dai visitatori vi è la lunga manica che raccoglie corredi, sculture, un grande teatro dei burattini e una vasta collezione di insegne storiche, che rievocano la città del passato. La sezione etnografica fu fortemente voluta da Euclide Milano, fondatore e primo direttore del museo civico. Grande spazio è dedicato agli strumenti per il lavoro nei campi, ma anche alle feste popolari: attrezzi, telai, strumenti musicali e mobili intagliati si mescolano con i variopinti quadri commissionati a Giulio Boetto nel 1936 per raccontare il mondo delle tradizioni popolari. Accanto a questi di distingue il dipinto forse più famoso del museo: Funerali a Casteldelfino del pittore saluzzese Matteo Olivero. Sempre Euclide Milano, negli anni Trenta del Novecento, acquistò decine di bambole Lenci che fece poi vestire dalle sapienti mani delle sarte delle nostre montagne con i costumi tradizionali delle vallate. Nel 1986 le bambole furono allestite e studiate grazie al Rotary Club Cuneo e si tratta ancora oggi di una delle collezioni più ammirate e preziose del museo. Un’ultima sezione ospita gli eleganti abiti appartenuti a Giò Abrate, fotomodella apprezzata a livello internazionale: vestiti, stoffe, borsette e scarpe, accessori raccontano il gusto ricercato di Giò, ma anche creazioni delle più importanti case di moda.


CREDITS

Regia: Paolo Ansaldi
Post-Produzione: VDEA Produzioni
Traduzioni: Europa 92
Copywriter e ricerca: Laura Marino


FINANZIAMENTI

Rotary Club Cuneo 1925


RINGRAZIAMENTI

Ornella Calandri, Michela Ferrero


PER SAPERNE DI PIÙ

https://www.comune.cuneo.it/cultura/museo.html